San Giorgio di Donatello
Un’opera dalla “doppia vita”
Il San Giorgio di Donatello è un una di quelle opere d’arte che hanno una “doppia vita”: l’originale infatti è esposto al Museo del Bargello dall’inizio del ‘900 e una copia occupa la nicchia di Orsanmichele, a cui la statua era stata destinata. Questa “doppia vita” lo rende, come succede con il David di Michelangelo, un’opera che continua vivere nello spazio cittadino e che può vedere chiunque passi vicino ad Orsanmichele a Firenze, che un opera da cercare e scoprire concedendosi la visita al museo.
Il San Giorgio è una di quelle opere che si può dire bella e capace di attrarre l’occhio.
Come e perché nasce il San Giorgio?
Dopo reiterati inviti, finalmente all’inizio del Quattrocento, le Arti s’impegnarono attivamente nella commissione delle sculture per le nicchie della chiesa di Orsanmichele. Le Arti maggiori invitarono il più rinomato artista di quel tempo, il Ghiberti che fuse il San Matteo per l’Arte del Cambio, il Santo Stefano per quella della Lana e il San Giovanni Battista per l’Arte di Calimala.
Donatello era uno scultore non altrettanto famoso, ma che già allora aveva realizzato alcune importanti commissioni: verso il 1408 il David marmoreo per il Palazzo della Signoria, e , intorno al 1413, per Orsanmichele il San Marco dell’Arte dei Linaioli. Ed ecco nel 1417 la commissione dell’Arte dagli Spadai e dei Corazzai per il San Giorgio . La commissione era di grandissima importanza essendo lo snodo di Orsanmichele centralissimo nella vita cittadina e palcoscenico dei maggiori scultori del tempo. Questo non vuole dire che non ci fossero difficoltà.
La nicchia a cui era destinato San Giorgio, quella nell’angolo di nord ovest, essendo addossata alla porzione dell’edificio occupata dalla scala, ha la caratteristica negativa di essere la meno profonda fra tutte. Come tutte le altre aveva già una cornice in stile gotico.
Donatello realizza per questa commissione due diverse opere, ed entrambe feconde di conseguenze, la statua di San Giorgio e il rilievo della nicchia, che rappresenta lo scontro con il drago. Un rilievo di tale il importanza da meritare una trattazione a sé stante.
Il San Giorgio: un santo guerriero
Nonostante la difficoltà posta dalla poca profondità della nicchia, Donatello con il suo San Giorgio raggiunge un risultato straordinario.
San Giorgio è rappresentato nella sua armatura – si può ben immaginare come i corazzai ne abbiano controllato la fedeltà dei dettagli. Il braccio destro è allungato sul fianco, la mano impugnava evidentemente una spada di metallo, oggi perduta, mentre con il braccio sinistro il santo tiene lo scudo con la croce del popolo di Firenze. Sulle spalle è gettato un corto mantello fermato da un nodo. L’immagine del santo guerriero offriva a Donatello un’eccezionale possibilità di rappresentare fedelmente le proporzioni del corpo umano. Il primo Davide, quello marmoreo era ancora incatenato nel ritmo dell’ondeggiante scultura gotica e il corpo, pur se parzialmente visibile, non rendeva la corporeità che il San Giorgio invece ci trasmette. E questo rende il San Giorgio un’opera di assoluta novità, non solo fra le opere di Orsanmichele.
Una forza inusitata ancora oggi attira in quest’immagine di santo guerriero, fiero, il corpo libero dai paludamenti del drappeggio, vibrante di energia sotto l’armatura. Il volto, giovane, tanto da sembrare ancora imberbe, è infuso da un coraggio che nasce da una forza interiore, e che ci conquista nella sua profonda bellezza. La posa del giovane santo è eroica ed permeata di un fiero dinamismo. Infatti pur avendo rappresentato San Giorgio saldamente piantato sulle gambe divaricate, Donatello concepisce una posa che promette il movimento, accennato dalla torsione delle spalle. San Giorgio sembra uscire dalla poco profonda nicchia. Donatello rende così quello che poteva essere un problema, un punto di forza. Estremamente espressivo è lo scatto della testa. Scatto che promette la vittoria.
Un’opera e il suo erede: gli eroi della scultura del Rinascimento
Uno scatto che condurrà i fiorentini in un campo in cui saranno vittoriosi a lungo. Quello della scultura del Rinascimento in cui, dopo Donatello, Michelangelo raggiungerà le vette più alte. Michelangelo che novanta anni dopo il San Giorgio, realizzerà il David, degno erede del santo guerriero. Il David col corpo ormai esposto completamente, il braccio destro lungo il fianco, nella mano la pietra invece della spada, la testa girata verso destra, a sfidare Golia invece del drago, e col volto animato da un’altera fierezza. All’inizio del Cinquecento Michelangelo porterà l’idea dell’eroe di Donatello a quell’ideale assoluto che tutti conosciamo, e di cui qui abbiamo visto le radici.
(C.Barcucci)