Pinocchio compie 130 e 132 anni
7 luglio 2013: Pinocchio compie 130 anni e 132 anni.
L’anniversario
C’era una volta….un anniversario! “diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato”, c’erano una volta due anniversari.
Due volte, nel corso di due anni diversi, il 7 luglio è stato una data importante nel destino di Pinocchio.
Infatti il 7 luglio del 1883 Carlo Lorenzini, sotto lo pseudonimo di Carlo Collodi, pubblicò a Firenze per la casa editrice Paggi e con le illustrazioni di Enrico Mazzanti «Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino».
Fu subito un successo che ancor oggi, dopo 130 anni, quando la fama del burattino ha superato le frontiere nazionali, non accenna a scemare. Pinocchio è considerato una delle opere letterarie italiane più tradotte, se non la più tradotta, ne esistono infatti, secondo fonti Unesco, non meno di 240 versioni nelle diverse lingue del mondo. Un successo che l’autore Carlo Lorenzini non avrebbe mai potuto immaginare, e di cui non riuscì a godere i frutti.
La pubblicazione
Pinocchio non era però nato nel 1883, ma due anni prima, quando Carlo Lorenzini aveva iniziato a pubblicarne le avventure sul «Giornale per i Bambini» che uscì dal 1881 al 1889. A fare la fortuna del periodico, uno dei primi giornali per i ragazzi, furono proprio le avventure del burattino.
Era il 7 luglio 1881 quando «La storia di un burattino» di Carlo Collodi fu stampata sul primo numero e continuò ad appassionare i giovani lettori fino al 1883. Ecco dunque come due volte il 7 luglio due volte è stato importante per il destino di Carlo Collodi e del famosissimo burattino.
Carlo Lorenzini aveva allora 55 anni, di modeste origini, figlio di un cuoco e di una domestica, aveva avuto un’educazione prima in seminario e poi, abbandonata l’idea di farsi prete, aveva continuato a studiare grazie ai conti Ginori, presso i quali il padre lavorava. Aveva partecipato alle guerre d’Indipendenza e dopo il ritorno a Firenze aveva iniziato a scrivere con una penna acuta di fatti di interesse locale. Conduceva una vita disordinata e, nella tranquilla Firenze postunitaria, l’incarico di censore teatrale che ricopriva gli stava decisamente stretto ed esercitava questa funzione svogliatamente. Con più entusiasmo frequentava le bische e giocava d’azzardo, perdendo regolarmente.
Era legato d’amicizia e da stima a Ferdinando Martini e Guido Biagi che nel 1881 avevano in cantiere l’uscita del «Giornale per i bambini». Inutili erano stati i tentativi dei due di coinvolgerlo. Finché un giorno Carlo Lorenzini, dopo aver subito una perdita al gioco particolarmente forte, inviò al Biagi quattro pagine con l’inizio della «Storia di un burattino». Una nota accompagnava le prime pagine del testo: «Ti mando questa bambinata, fanne quel che ti pare; ma se la stampi, pagamela bene, per farmi venire la voglia di seguitarla».
La fortuna e Pinocchio
Da come girasse la ruota della fortuna dipendeva la frequenza delle puntate de «La storia di un burattino». Le perdite spingevano Carlo Lorenzini a buttar giù le pagine che i piccoli lettori attendevano con impazienza, mentre le vincite lo rendevano svogliato e i piccoli lettori si trovavano costretti a scrivere alla redazione per avere notizie del burattino e sollecitarne il seguito.
Così, con fermate, prolungate sospensioni ed poi con brusche accelerazioni si arrivò al numero 4 del Giornale nel 1883.
Fu proprio il successo presso il pubblico a determinare il destino personale di Pinocchio. Collodi infatti era intenzionato a finire la storia con la morte del burattino, che come punizione per tutte le sua birbonate, avrebbe dovuto morire impiccato dalla quercia grande. Furono i lettori, che non volevano rassegnarsi a sapere Pinocchio punito così crudelmente, che spinsero Collodi a “graziarlo” e ad inventarsi il suo salvataggio in extremis da parte dalla Fata Turchina. Questa vedendolo penzolare appeso ad un ramo mandò un grande corvo a rompere con il suo becco la corda. “E come l’hai trovato? Vivo o morto?” “A vederlo, pareva morto, ma non dev’essere ancora morto perbene, perché, appena gli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola, ha lasciato andare un sospiro, balbettando a mezza voce: “Ora mi sento meglio!”. Pinocchio divenne buono e smise di disubbidire e di comportarsi da birbone e fu trasformato in bambino. Se smise Carlo Lorenzini di giocare alla bisca di Palazzo Davanzati dopo la pubblicazione di Pinocchio, questo lo lasciamo alle vostre congetture.
Pinocchio fra Firenze
e Sesto Fiorentino
I luoghi che hanno ispirato Carlo Collodi sono diventati anche parte di un itinerario dedicato a Pinocchio in 3 parti e 12 tappe, che ripropongono dodici suggestivi scenari con le storie di Pinocchio: numerose notizie, tra memoria storica e memoria popolare ed una mappa particolareggiata.
C.Barcucci