Il monumento funebre di Michelangelo
La tomba di Michelangelo in Santa Croce
Il 18 febbraio ricorre l’anniversario dalla morte di Michelangelo Buonarroti avvenuta a Roma 1564.
Il suo corpo riposa a Firenze in Santa Croce.
La lapide davanti al secondo altare della navata destra é la tomba dei Buonarroti Simoni, e lì, per «esser quivi la sepoltura de’ suoi antichi», egli fu tumulato. Sono più di sessanta i Buonarroti ad essere stati sepolti nella basilica fino al 1858, quando la famiglia si estinse. Sotto il patronato della famiglia Buonarroti era anche l’altare con la tavola dell’«Andata al Calvario» di Giorgio Vasari.
Il progetto del monumento
Dopo la traslazione del corpo di Michelangelo da Roma e concluse le solenni esequie Leonardo Buonarroti, nipote ed erede di Michelangelo, iniziò a concepire l’idea di un monumento funebre che onorasse il genio. Vasari racconta che l’idea fu sostenuta dal duca Cosimo I che «ordinò che a Michelagnolo fosse dato un luogo onorato in Santa Croce» e che donò i marmi e i mischi necessari.
Leonardo aveva dapprima pensato di affidare la commissione del monumento a Daniele da Volterra. L’artista che era stato vicino a Michelangelo fino agli ultimi giorni e che aveva tolto dal suo viso la maschera funebre. Daniele aveva proposto di utilizzare per il monumento le opere incompiute lasciate da Michelangelo nella sua bottega fiorentina di via Mozza – i «Prigioni» e il «Genio della Vittoria». Questo progetto fu però abbandonato, verosimilmente perché il duca aveva espresso il desiderio di entrare in possesso di quelle statue. Infatti i Prigioni, oggi all’Accademia, e il Genio della Vittoria, ora in Palazzo Vecchio, furono donati da Leonardo a Cosimo I già nel 1564.
Il monumento funebre
La commissione del monumento fu allora allogata a Giorgio Vasari che ne affidò l’esecuzione a scultori di sua fiducia.
Chi entra in Santa Croce vede il monumento fra il primo ed il secondo altare della navata destra in prossimità della tomba di famiglia. Il corpo di Michelangelo non è nel monumento, ma nella tomba terragna.
Il sarcofago di marmo mischio é attorniato da tre figure allegoriche – Pittura, Scultura e Architettura. Sul sarcofago é collocato il busto marmoreo, fedele ritratto di Michelangelo, desunto dalla maschera funebre.
Ai due angoli superiori del fronte marmoreo é lo stemma della famiglia Buonarroti, e ai due lati del busto, lo stemma dell’Accademia delle Arti, fondata alla fine del 1563, e di cui Michelangelo, insieme al duca Cosimo I, era stato eletto primo console.
Il progetto di questo monumento va visto nell’ambito della temperie culturale che aveva portato alla fondazione dell’Accademia. Le tre ghirlande, di quercia, d’alloro e di ulivo, che si intrecciano nello stemma dell’Accademia sono simboli delle stesse tre arti rappresentate intorno al sarcofago. Come tre sorelle la Pittura, la Scultura e l’Architettura sono unite dal vincolo del disegno, che è base di tutte le arti.
Completa il monumento la decorazione pittorica ad imitazione di un baldacchino e l’immagine della Pietà che sovrasta il busto ad opera di Giovan Battista Naldini (Fiesole 1537 circa — Firenze 1591). La Scultura, che occupa la posizione centrale, essendo l’arte prediletta da Michelangelo, fu scolpita da Valerio Cioli (Settignano 1529 circa — Firenze 1599), la testa reclinata ad esprimere lo sconforto, tiene appoggiato sul ginocchio un blocco di marmo, e in mano gli strumenti, fra cui la gradina, così amata da Michelangelo.
A Battista Lorenzi (Settignano 1527-1594) furono affidate la Pittura, che sorregge un modello di figura umana e i pennelli, e il busto di Michelangelo, tratto dalla maschera funebre di Daniele da Volterra.
Giovanni dell’Opera (Firenze 1540-1599) scolpì l’Architettura che tiene in mano un compasso e un rotolo di pergamena.
L’iscrizione
Questa è l’iscrizione in latino sulla lapide.
MICHAELI ANGELO BONAROTIO
VETUSTA SIMONIORUM FAMILIA
SCULPTORI PICTORI ET ARCHITECTO
FAMA OMNIBUS NOTISSIMO
LEONARDUS PATRUO AMANTISS. ET DE SE OPTIME MERITO
TRANSLATIS ROMA EIUS OSSIIIIBUS ATQUE IN HOC TEMPLO MAIOR
SUOR SEPULCRO CONDITIS COHORTANTE SERENISS. COSMO MED.
MAGNO ETRURIA E DUCE
ANN. SAL. M D LXX
VIXIT ANN LXXXVIII M XI D XV
Come leggiamo sono riportati entrambi i cognomi allora ancora adottati dalla famiglia — Buonarroti Simoni. Quest’ultimo mutuato dal nome di Simone ritenuto capostipite alla metà del XIII secolo. Il cognome Buonarroti venne adottato da solo, escludendo definitivamente quello più antico Simoni, dalla metà del XVI secolo, soprattutto per la fama che lo circondava grazie a Michelangelo. Buonarroti, composto da buona e da ruota, intesa come destino, origina dall’altro nome che ricorreva in famiglia: Buonarroto, considerato nome di buon auspicio.
Inevitabilmente si ricorda l’altissima fama del genio, scultore, pittore ed architetto, e si sottolinea come le spoglie siano state traslate da Roma per merito dell’amatissimo nipote Leonardo che si fece promotore della realizzazione del monumento grazie al sostegno del duca Cosimo. La data riportata: 1570, non è la reale data di completamento del monumento, che avvenne solo nel 1578. L’ultima riga ci rammenta l’età esatta di Michelangelo al momento della morte il 18 febbraio 1564: ottantotto anni, undici mesi e quindici giorni.
(C.Barcucci)