Lo scoppio del Carro
La tradizione dello scoppio del carro e del volo della colombina è antichissima e, pur avendo subito numerose modifiche nel corso dei secoli, rimane l’appuntamento pasquale dei fiorentini.
Il corteo parte dal piazzale di Porta al Prato intorno alle 8 di mattina, perché è proprio qui che il carro, chiamato Brindellone, viene parcheggiato per 364 giorni. Un alto portone in legno si maschera fra le facciate dei palazzi e custodisce l’unico esemplare sopravvissuto dei carri e carrocci usati in antico per battaglie e processioni: ha la forma di una torre mozza come quelle usate per assedi e battaglie nel Medioevo,
Il carro ha una base di 3 metri per 3,50 ed è alto circa 9 metri, che diventano 12 con la girandola. Il carro che vediamo oggi ha al suo interno varie targhe commemorative che indicano i restauri e le riparazioni più significative (1622, 1629, 1764 e 1924). Possiamo supporre che abbia circa tre secoli
La mattina di Pasqua vengono attaccati al carro quattro buoi ben addobbati per l’evento e appositamente allenati! Un corteo di circa 500 figuranti in costume accompagna il carro (il percorso: da Via il Prato, Borgo Ognissanti, Piazza Goldoni, Via della Vigna Nuova, Via Strozzi, Piazza della Repubblica, via Roma con arrivo in Piazza San Giovanni). In piazza Repubblica si esibiscono gli sbandieratori e si ricongiunge il corteo “delle autorità”, per arrivare poi in Piazza del Duomo.
Prima dello scoppio vero e proprio vengono sorteggiate le partite del Calcio Storico e finalmente alle ore 11 le pietre focaie vengono sfregate per accendere un razzo montato sotto la colombina. Questa vola su un filo d’acciaio di 90 metri in circa 10 secondi e accende i primi fuochi d’artificio che danno inizio allo spettacolo. Gli ultimi fuochi fanno aprire tre bandiere sulla sommità del carro e concludono la festa.
La Storia
Secondo la leggenda fu il fiorentino Pazzino dei Pazzi a scalare le mura di Gerusalemme durante la prima crociata. Grazie a questa prodezza Pazzino riportò in patria delle pietre del Sepolcro di Cristo (il 16 luglio 1101), e la tradizione di distribuire il fuoco benedetto il giorno del Sabato Santo. Fino al 1956 anche a Firenze la cerimonia si svolgeva di sabato. Le pietre furono conservate a lungo nel Palazzo dei Pazzi e poi spostate alla Chiesa di Santa Maria sopra porta e infine dove si trovano oggi, la chiesa dei SS. Apostoli.
Secondo versioni meno romantiche della storia la famiglia dei Pazzi avrebbe ottenuto dalla Repubblica il diritto ad accendere per prima il fuoco santo grazie a qualche personaggio particolarmente robusto e persuasivo… Comunque sia andata per molti secoli la famiglia si occupò del carro e dei suoi addobbi, ed era addirittura previsto un omaggio davanti alle loro case, al Canto dei Pazzi, all’angolo di via del Proconsolo.
Dal 1859 fu il Comune di Firenze a subentrare alla famiglia Pazzi e a occuparsi del carro e della tradizione, mai interrotta, dello scoppio e a trovare il riparo per il carro, ricavandolo da una vecchia stradella d’ingresso al giardino Corsini.
Ormai grazie alla precisione degli artificieri lo scoppio è quasi assicurato, ma l’ultima volta che la colombina non riuscì a completare il suo percorso fu nel 1966, quando ci fu l’alluvione. In epoca più recente a causa dell’epidemia di Mucca pazza il carro è stato portato in piazza del Duomo con un trattore, ma la colombina ha spiccato ugualmente il volo.
L’ultima novità fu introdotta nel 1957 quando la cerimonia fu spostata dal Sabato Santo alla Domenica, non senza malumori e brontolii, che fanno parte di quel carattere fiorentino almeno quanto il Brindellone!
Per una storia del carro con riferimenti storici e aneddoti è ancora prezioso il libretto di Gugliemo Amerighi, mentre per la storia recente è fondamentale una chiacchierata con Gianfranco Bernardini.