La ninfa Arnina
Lorenzo Bartolini
Nel 1825 lo scultore Lorenzo Bartolini scolpì la ninfa Arnina e la dedicò all’allora direttore della Galleria degli Uffizi e presidente dell’Accademia delle Belle Arti Giovanni degli Alessandri. La speranza di Bartolini era di ottenere la cattedra di scultura, all’epoca vacante, presso l’Accademia. Sicuramente Degli Alessandri, grazie al suo peso nella vita culturale fiorentina, avrebbe potuto influire sulla decisione.
Bartolini, nato nel 1777, allora aveva 48 anni, la sua carriera, iniziata Firenze, lo aveva visto giovanissimo a Parigi. Qui nel 1805 aveva fuso un gigantesco busto di Napoleone, oggi al Louvre, che fu molto apprezzato dal Bonaparte. Grazie alla sua protezione, e alla fiducia accordatagli dalla sorella di questi Elisa Baciocchi, Bartolini aveva ottenuto nel 1807 la direzione della scuola di scultura dell’Accademia di Carrara. La grande fortuna riscossa nel periodo napoleonico non gli spianarono però la strada verso il riconoscimento accademico in patria. Trasferitosi a Firenze dopo la caduta di Napoleone incontrò una forte ostilità, sia a causa delle sue idee di acceso bonapartista, che per la continua vena polemica che accompagnava le sue posizioni.
Rifiutato dall’ambiente accademico lavorava per lo più per i ricchi committenti stranieri realizzando soprattutto busti che ricevevano un alto apprezzamento.
La ninfa Arnina
Desideroso tuttavia di vedersi riconosciuto anche al livello ufficiale, Bartolini nel 1825 scolpì la delicatissima ninfa d’Arno, detta Arnina, perfetta nella sua naturalezza espressiva, ma fuori dai canoni accademici che continuavano a copiare pedissequamente i modelli antichi. La ninfa Arnina è l’inno a quel “bello naturale” che il Bartolini intendeva essere il principale scopo della creazione artistica. L’Arnina, una delle prime sculture a figura intere realizzate dopo il rientro a Firenze, è considerata una delle sue più belle e riuscite creazione ed é sicuramente eccelsa per la naturalezza del gesto e dell’espressione accompagnate da una pur studiatissima composizione.
La bellezza dell’Arnina tuttavia non convinse i membri dell’Accademia e la cattedra di scultura fu assegnata a Stefano Ricci, artista neoclassico, assolutamente conforme al gusto tradizionale e ben integrato nell’ambito accademico.
Bartolini ebbe la sua rivincita solo nel 1839 quando a sessantadue anni finalmente ottenne il riconoscimento accademico con la nomina a professore di Scultura. Ricorda il suo allievo Dupré che “prese possesso delle scuola a modo di conquistatore. Bandì lo studio delle statue, e restrinse tutto il sistema dell’insegnamento alla sola imitazione della natura..”
L’Arnina fu, dopo il 1825, replicata in diverse copie dal Rocchi, scultore carrarese, collaboratore di Bartolini, a tale scopo fu preparato un modello di gesso.
Il ritrovamento
Nonostante le diverse versioni in marmo documentate, il destino dell’Arnina, e delle sue “sorelle” in marmo è stato travagliato, tanto che si erano perdute le tracce di tutti gli esemplari. A far rimpiangere tanta perduta bellezza rimaneva solo il modello di gesso. Eccezionale deve pertanto essere considerato il recente ritrovamento, in una collezione privata inglese, di una delle perdute sculture della ninfa Arnina. Esposta nella Gipsoteca dell’Accademia a fianco del modello di gesso testimonia dell’epoca quando lo studio “del vero e del bello” sembravano così nuovi da venire rifiutati dall’Accademia.
Potrete vedere altre opere di Lorenzo Bartolini visitando con noi la Galleria dell’Accademia e i luoghi dei Demidov a Firenze.
(C.Barcucci)