La Firenze della Resistenza
Luoghi e personaggi della Resistenza a Firenze e dintorni
In occasione dei 70 anni della Liberazione ecco qualche nota sulla Resistenza a Firenze. In realtà a Firenze si festeggia la liberazione l’11 agosto, ma non mancano mai iniziative per il 25 aprile.
Oltre a quelle ufficiali del Comune a Piazza dell’Unità e il Palazzo Vecchio addobbato di bandiere anche in piazza Santo Spirito e in altri luoghi non mancano le occasioni per rivivere un momento importante della nostra storia recente: e magari per scoprire luoghi della città legati alla memoria di quei momenti.
Prologo: Firenze fascista e la visita di Hitler
Un protagonista del fascismo fiorentino fu Alessandro Pavolini. Membro della buona società cittadina, promuove Firenze come città della cultura e sostiene la nascita di molte opere che tuttora caratterizzano la città, come lo Stadio Comunale, con la snella torre di Maratona e l’aerea pensilina senza sostegni (1931-35). Nasce anche la nuova Stazione di Santa Maria Novella, considerata avveniristica e capolavoro dell’architettura razionale. Nel ’37-39 l’architetto Fagnoni progetta la Scuola di Guerra Aerea delle Cascine. Prende vita anche la Mostra dell’Artigianato, negli spazi del Parterre. Infine, nel 1931, si fonda il Maggio Musicale Fiorentino: la prima edizione nel 1933 rimase memorabile per lo shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate, diretto da Max Reinhardt.
Firenze è cosi pronta ad accogliere, nel maggio del 1938, Adolf Hitler in visita in Italia: la città era carica di decorazioni: i gigli rossi si rincorrevano lungo degli archi di stoffa bianca fissati sulle facciate degli edifici. I tradizionali festoni e gli arazzi delle antiche arti e corporazioni completavano l’omaggio alla tradizione cittadina.
Cercina e Monte Morello
Due delle tante zone alle porte cittadine che si trasformarono in veri e propri campi di battaglia.
Per via della sua posizione strategica, Monte Morello fu uno dei primi luoghi in cui gli antifascisti confluirono nel 1943, al fine di avere un miglior controllo del territorio. Teatro di numerosi e sanguinosi scontri a fuoco, oggi la zona è disseminata di monumenti che commemorano la lotta partigiana. In ricordo di quei giorni, a Cercina troviamo il Cippo ai Caduti di radio CORA, l’emittente clandestina dei membri del Partito d’Azione fiorentino, che nel 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati.
Radio Cora
Radio Cora è l’acronimo per Commissione Radio, che fu un’emittente clandestina, approntata e gestita, in tempi e modi diversi, da membri del Partito d’Azione, che mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati. Tra i promotori dell’impresa Carlo Ludovico Ragghianti e l’avvocato Enrico Bocci, antifascista legato anche a Carlo e Nello Rosselli, aiutati da vari collaboratori fra cui la coraggiosa segretaria Gilda Larocca, che con Maria Guaita e altre fabbricava documenti falsi e tessere annonarie e provvedeva ai collegamenti e agli spostamenti. La radio era molto rudimentale, inoltre doveva essere frequentemente spostata per impedirne l’individuazione da parte dei tedeschi. Al primo collegamento raggiunto Radio Londra confermava attraverso la frase convenzionale: “L’Arno scorre a Firenze”. Nonostante vari accorgimenti (o più probabilmente per una delazione) in Piazza d’Azeglio 12, la sera del 7 giugno verso le 19 Bocci, Campolmi e Giardini vengono sorpresi mentre dettano una nota sulle difese della linea gotica. Il giovane speaker Luigi Morandi tentò un’estrema difesa, uccidendo una degli assalitori, prima di essere ferito a morte.
I presenti e i frequentatori del locale vengono arrestati e trasportati a “villa Triste “ per essere torturati. Nei giorni successivi Italo Picagli – che si era consegnato spontaneamente per salvare i compagni – ed Enrico Bocci furono fucilati nei boschi di Cercina, mentre gli altri, inizialmente deportati verso il nord, riuscirono a fuggire.
In piazza d’Azeglio è si trova oggi il monumento all’ultima sede della radio.
Villa Triste, via Bolognese 67
Oggi è solo un anonimo condominio lungo via Bolognese, ma dietro le sue mura nasconde una storia di atroce crudeltà. Era il marzo del 1943 quando il palazzo venne requisito e trasformato in una casa delle torture dalla Banda Carità, milizia repubblichina addestrata dai nazisti per torturare i membri della Resistenza.
Su tutti ricordiamo il nome di Bruno Fanciullacci, che preferì gettarsi dal secondo piano della villa piuttosto che subire l’ennesimo interrogatorio a base di ustioni, colpi di frusta e altri metodi indicibili.
Bruno Fanciullacci e i GAP
Gap è la sigla usata per indicare i gruppi di azione patriottica, attivi in città in azioni di sabotaggio di vario tipo, rimasti celebri in particolare per l’assassinio di Giovanni Gentile. Tra i gappisti più attivi si ricorda Bruno Fanciullacci. Fanciullacci nasce da una famiglia di artigiani a Pieve a Nievole, noti per le loro idee socialiste. Costretti a trasferirsi a Firenze si stabiliscono in via dei Serragli, nel rione popolare di Oltrarno.
Bruno inizia a militare in gruppi antifascisti e viene condannato per associazione sovversiva. Una volta rilasciato dopo l’armistizio è insieme a Elio Chianesi tra i primi ad organizzare la lotta armata e numerose azioni dei GAP. Catturato e torturato una prima volta e in seguito alle ferite viene ricoverato in via Giusti, dove presso l’Istituto Galilei è allestito un ospedale.
Liberato dai suoi compagni, trascorre la convalescenza in varie case sicure, tra cui quella del pittore Ottone Rosai. Ben presto però entra di nuovo in azione per liberare Tosca Bucarelli e altre detenute dal carcere di Santa Verdiana. Si rifugia poi in via Mercadante a casa di Orazio Barbieri. Dopo una settimana, in piazza Santa Croce, viene riconosciuto e arrestato. Durante un tentativo di fuga dalla Villa Triste, cade dalla finestra e ha il capo fratturato, non sopravvivrebbe, ma i fascisti, che temono possa ancora sfuggirgli, infieriscono sul suo corpo a fucilate.
Bruno Fanciullacci morì il 17 luglio (lo stesso giorno della Strage di Piazza Tasso) nell’Ospedale militare di villa Natalia.
(S.B)