Arte e spiritualità nel Rinascimento
Questo itinerario collega due luoghi rilevanti per l’arte e la spiritualità rinascimentali, ci muoveremo in ambienti un tempo occupati dai monaci, luoghi di preghiera ma anche di elaborazione culturale che hanno visto partecipare committenti prestigiosi e artisti in cerca di un nuovo linguaggio visivo per esprimere la fede.
Piazza della Santissima Annunziata
Iniziamo la visita ammirando uno dei capolavori di Filippo Brunelleschi: l’Ospedale degli Innocenti, iniziato nel 1419, ha rappresentato una svolta nella concezione dell’assistenza pubblica e nell’architettura rinascimentale grazie al rigore e alla razionalità degli spazi.
Museo di San Marco
Raro esempio di convento quattrocentesco perfettamente conservato, San Marco è il museo di Beato Angelico, che come frate ne abitò le mura e ne affrescò le celle. All’interno degli spazi che ci illustrano la scansione della vita monastica – ospizio, refettorio, capitolo – sono state raccolte le opere create dall’Angelico nel corso dei decenni e per diverse destinazioni. Dalle sontuose pale d’altare e ai sobri affreschi delle celle, le novità della pittura rinascimentale vengono declinate in opere di profonda spiritualità. Nel Museo si preserva anche la memoria di Girolamo Savonarola che alla fine del Quattrocento incarnò il fuoco della passione politica e l’estremità della fede, come testimoniano le opere dei suoi seguaci, come Fra Bartolomeo, e i cimeli esposti nella sua cella.
Il cenacolo di Sant’Apollonia
A Firenze sopravvivono molti refettori in conventi o monasteri che testimoniano la tradizione di decorare questi spazi con la rappresentazione dell’Ultima Cena, spesso accompagnate dalle scene della Passione. Poco distante da San Marco il cenacolo di Sant’Apollonia faceva parte di un monastero di clausura, e il suo patrimonio fu riscoperto solo dopo l’unità d’Italia.
Sulla parete occidentale del refettorio Andrea del Castagno aveva dipinto fra 1445 e 1450 la Crocifissione, la Deposizione e la Resurrezione nella parte superiore e al di sotto, per tutta la lunghezza della parete, l’Ultima cena.
E’ un’opera di straordinaria limpidezza geometrica, dove le figure, quasi scolpite, sono inserite in un impianto che ci rivela l’abilità dell’artista e il suo impegno nell’affrontare la prospettiva, in modo da trattare i soggetti con un linguaggio artistico moderno.