Filippo Brunelleschi a Firenze
Le opere e i luoghi
“Donato dal cielo per dare nuova forma all’architettura” Filippo Brunelleschi aveva iniziato in realtà come scultore, ci ha lasciato il bellissimo Crocifisso che si trova ora nella Cappella Gondi in Santa Maria Novella e la Formella per il concorso del 1401, vinto da Lorenzo Ghiberti, ora esposta al Bargello.
Gli esordi
Che sia stata la volontà di primeggiare, il crescente interesse per la matematica e per la prospettiva Brunelleschi ha poi contribuito in maniera determinante a trasformare la città di Firenze.
Partendo dalla Cupola del Duomo, iniziata nel 1418, entriamo al Museo dell’Opera del Duomo per osservare i modelli e il cantiere di Brunelleschi ricostruiti. Possiamo proseguire in nostro itinerario lungo la via dei Servi per raggiungere l’Ospedale degli Innocenti, destinato ad ospitare i fanciulli abbandonati e esempio geniale di razionalizzazione degli spazi.
Per continuare arriviamo alla chiesa di San Lorenzo, pensata da Brunelleschi ma mai veramente compiuta. Lo spazio dove gli ideali brunelleschiani risultano più chiari è senza dubbio la Sagrestia Vecchia.
I grandi capolavori
Spostandoci verso l’Arno e un’altra parte nuova della città facciamo una sosta all’interno del Palazzo della Parte Guelfa, dove Brunelleschi sarebbe intervenuto nel salone monumentale.
Attraversato l’Arno arriviamo alla Chiesa di Santo Spirito, che l’architetto voleva forma di fiore, con le cappelle ondulate all’esterno e la facciata rivolta all’Arno. Nonostante i cambiamenti e tradimenti (pare che addirittura due suoi allievi siano arrivati alle mani!) rimane il testamento del maestro.
Per completare il nostro itinerario brunelleschiano raggiungiamo la chiesa di Santa Croce, dove Brunelleschi ha realizzato la cappella dei Pazzi, esemplare per la riproposta di modelli antichi in gusto moderno.
Il mito di Brunelleschi
Naturalmente la forte personalità di Brunelleschi ha ispirato aneddoti e leggende come la famosa burla ai danni di un povero falegname a cui fece credere di essere un’altra persona tanto da farlo scappare da Firenze!
Infine è fondamentale l’apporto di Brunelleschi alla cucina toscana: alla costruzione della cupola è infatti legata la ricetta del peposo, cotto all’imbocco delle fornaci dove si preparavano i mattoni della cupola usando carne “economica” e abbondante pepe per insaporire. Resta anche oggi una ricetta tipica dell’Impruneta, città legata alla produzione del cotto, ma anche a Firenze fra una visita e l’altra un sostanzioso peposo è sicuramente benvenuto.