Il giardino del Quattrocento.
Certamente paiono i colli ridere et pare da loro uscire et intorno spandersi una alegrezza, la quale chiunque vede e sente, non se ne possi satiare; per tale che tutta questa regione si può meritamente riputare e chiamarsi uno paradiso.”
Con queste parole Leonardo Bruni, intorno al 1400 descriveva la fortunata collocazione della città di Firenze.
Caratteristiche del giardino
I giardini della Firenze del Quattrocento sono una delle espressioni che le famiglie emergenti – i Pazzi, i Rucellai, i Medici – intendono come complemento alle loro dimore urbane cercando di coniugare funzionalità, o utilitas, e decoro, venustas, in un equilibrio che si estende anche fuori le mura, in ville e palagetti di campagna e ormai dissolti piantumazioni e arredi, ci si appoggia alle fonti documentarie, e figurative per tracciarne una storia.
Questo tipo di giardino è lontano dalla nostra concezione attuale: in un giardino che era orto e frutteto è indispensabile considerare il paesaggio e l’agricoltura come elementi fondamentali.
Centro e fulcro del paesaggio era la villa, o casa, che doveva essere ben esposta, con giardino da tutti i lati, e riparata dai venti. Deve inoltre garantire abbondanza di prodotti e assicurare un’esistenza piacevole, agiata e senza rischi.
Questi consigli dell’Alberti rivelano una committenza lontana da realizzazioni fastose: la villa è il risultato di una saggia economia, frutto di un’etica che si compenetra nell’estetica. La bellezza della villa e del giardino sono riposte nel concetto vitruviano di decor, summa di “aspetto e convenienza”, quale raggiungimento di giuste scelte operate nel rispetto della natura.
L’orto-giardino in genere occupava lo spazio più vicino alla casa, difeso da mura e da siepi, e ripropone in scala ridotta gli elementi del paesaggio: prato, giardino d’erbe, selvatico e ornamenti.
Per raggiungere questo risultato il giardino, fin dalla sua origine, presuppone lavori di sbancamento e scavo, opere idrauliche che in qualche modo sottraggano o modellino uno spazio informe questi aspetti sono ancora leggibili nei giardini del Trebbio e Cafaggiolo in Mugello e alla villa Medici a Fiesole.
Trebbio e Cafaggiolo
Il giardino del Trebbio in Mugello è un esempio quasi unico di giardino che abbia ancora le strutture principali. La documentazione più antica riferibile al giardino è la lunetta realizzata da Giusto Utens alla metà del Cinquecento, dunque assai posteriore alla sistemazione di Michelozzo.
La coltivazione a pergolato per le viti si era già diffusa nel Trecento, qui è impreziosita da possenti colonne in laterizio ornate di capitelli in arenaria. Un’altra novità che si manifesta qui precocemente è l’intenzionalità architettonica, che interpreta i collegamenti fra i dislivelli e gli aspetti pratici legati all’agricoltura in raffinata chiave ornamentale.
Nella lunetta dell’Utens, davanti alla casa si vedono anche dei padiglioni che son stati interpretati come voliere e più recentemente come esempi di potatura a cupola, ovvero come padiglioni di verzura dove ristorarsi all’ombra.
Non lontano dal Trebbio si trova Cafaggiolo, giardino di pianura, che si incunea fra le colline, il corso d’acqua e i campi coltivati . La sua forma quasi trapezoidale e la sua posizione sono determinate da fattori pratici, non dall’amenità del luogo.
Gli steccati e il cancello di legno suggeriscono il carattere ancora essenzialmente rustico di questo giardino, che può trovare anche confronti pittorici: i temi del Noli me tangere, chiamato anche Cristo ortolano, e dell’Orazione nell’orto si prestavano particolarmente a raffigurare campi e coltivazioni recintate. (S.B.)