Firenze capitale 1865-2015
Ha appena inaugurato la mostra dedicata a Giuseppe Poggi e al suo piano per Firenze capitale, con una mole notevole di informazioni sui progetti, i lavori, la nascita del moderno verde pubblico e gli eterni problemi idraulici che assillano la città. Le molte iniziative in programma sono raccolte in un calendario disponibile sul sito del comune di Firenze.
Per prepararsi e orientarsi ecco un rapido excursus su luoghi e personaggi di Firenze capitale, ma avremo occasione di riparlarne!
L’artefice: Giuseppe Poggi
Giuseppe Poggi (1811-1901) iniziò la sua carriera, quasi da autodidatta, lavorando per la nascente borghesia ottocentesca per la creazione, la ristrutturazione e l’ammodernamento di ville, palazzi e giardini: Villa Favard, Palazzo Gondi e Palazzo della Gherardesca. In particolare ebbe successo per la sua qualità a coniugare uno stile neo-rinascimentale, consono alla storia cittadina, con le nuove mode, soprattutto legate ai parchi all’inglese.
Nel 1864 ricevette il prestigioso incarico di studiare il nuovo assetto urbanistico di Firenze: una volta abbattute le mura della parte nord realizzò i viali di Circonvallazione, con alcune piazze scenografiche (Piazza Beccaria, Piazza della Libertà) dagli edifici raccordati stilisticamente sui lati, mentre al centro restavano in isole pedonali le antiche porte trecentesche.
Il viale dei colli e il piazzale Michelangelo
Il progetto e la realizzazione della lunga “passeggiata” da Porta Romana al Ponte San Niccolò sono parte integrante dei lavori commissionati a Giuseppe Poggi nell’ambito del piano di ampliamento di Firenze, che nel 1865 diventa capitale del Regno d’Italia. I lavori sono minuziosamente descritti nella relazione redatta dallo stesso Poggi “Sui lavori per l’ingrandimento di Firenze“: le attenzioni paesaggistiche, le fasce di rispetto da osservare lungo il percorso, gli accorgimenti tecnici da seguire, l’aggiornamento idrico per le fontane e le piante previste, tutto è studiato e risolto. Sul percorso s’incontrano alcuni giardini con gazebo e chalets che all’epoca offrivano “tutte le ricreazioni possibili”.
Elemento centrale del progetto del Poggi è il Piazzale Michelangelo, concepito come bastione panoramico su Firenze, secondo una concezione romantica della veduta e del paesaggio, con al centro una copia della statua del David di Michelangelo, posta su un basamento ornato da copie di statue michelangiolesche delle Cappelle Medicee e da quattro lapidi con iscrizioni di Cesare Guasti. Verso la collina Poggi realizza la Loggia, l’edificio che doveva ospitare i calchi di opere michelangiolesche, e che venne invece declassato a caffè ristorante. Per assicurare l’accesso diretto al piazzale dalla città e contemporaneamente risolvere problemi di stabilità del terreno furono costruite le Rampe che da Porta San Niccolò, salgono scenograficamente sul fianco della collina.
Piazza Repubblica: dal Mercato Vecchio al salotto buono.
La zona del Mercato Vecchio era compresa nel quadrilatero fra via Tornabuoni, via Calimala, via dei Calzaioli e via Cerretani. La sua distruzione, operata dal 1886, fu motivata dalle condizioni “insalubri” e dalla criminalità diffusa, anche se in realtà si trattava in gran parte di speculazioni legate allo status di Firenze capitale. Si cominciò dalle beccherie, collocate qui dal 1571 quando Cosimo I aveva allontanato i macellai da Ponte Vecchio, e dalla Loggia del pesce, opera del Vasari poi rimontata in piazza dei Ciompi. Dopo aver analizzato numerosi progetti, tra cui quelli che prevedevano la realizzazione di gallerie coperte, la nuova sistemazione della piazza fu progettata e realizzata da Rimediotti e Micheli.
L’edificio che fa da sfondo si configura come una monumentale quinta architettonica che suggella l’ampliamento ottocentesco della piazza, dedicata a Vittorio Emanuele II e inaugurata mentre erano ancora in corso i lavori. Sul fastigio sopra l’arco spicca l’iscrizione dettata da Isidoro del Lungo che celebra l’intervento. Ai lati dell’arco centrale si snodano i portici, tipici dell’edilizia dell’epoca, che da un lato fanno da raccordo con il Palazzo delle Poste (1917), dall’altro ospitavano il Caffè Gambrinus (ora Hard Rock), importante luogo di ritrovo nella Firenze dell’Otto e del Novecento. Al Micheli si deve anche l’hotel Savoy, fin dal principio destinato a diventare un albergo di lusso. La facciata è caratterizzata da uno stile eclettico basato sulla ripresa di motivi classici dell’architettura fiorentina. In perfetta sintonia con il gusto dell’epoca, il Palazzo costituisce un modello per gli altri palazzi che si affacciano sulla piazza e che vennero costruiti nei decenni successivi.
Via Calimala e il Palazzo dell’arte della lana
Via Calimala era il luogo simbolo del commercio. Alla fine dell’Ottocento, la strada viene accorciata ed allargata, inoltre vi si eseguono numerosi falsi storici: il falso graffito che adorna l’angolo con via Porta Rossa e il bugnato per il palazzo d’angolo in via Lamberti tenta di ammiccare ai palazzi rinascimentali e medievali.
Esemplare in questo senso la vicenda del Palazzo dell’arte della lana, che venne acquistato dal Comune nel 1890 e ceduto dal 1903 alla Società Dantesca Italiana per svolgervi le lecture dantis tornate in auge alla fine dell’Ottocento. Un consiglio di architetti ed intellettuali fiorentini si riunì appositamente per elaborare un restauro del palazzo, arrivando ad aggregare all’antico torrione dei Compiobbesi – privato delle casupole adiacenti a seguito del piano di risanamento – un disarmonico e variegato campionario di piccoli edifici, che avevano lo scopo di esaltarne l’apparenza medievale: false tettoie e loggetta, bifore, stemmi, archi ogivali e mensole, e il Tabernacolo della Madonna della Tromba, spostato da Piazza della Repubblica. Altri elementi architettonici confluirono al Museo di San Marco, in un’apposita sezione, ma soprattutto furono commercializzati per decorare ville e giardini in stile neomedievale.
Piazza d’Azeglio
La piazza deriva dal progetto di urbanizzazione del quartiere della Mattonaia, opera di Luigi del Sarto, tecnico municipale, ed eseguita dal 1865. Su dei terreni fino ad allora ortivi si voleva realizzare una zona residenziale signorile, esemplata sul modello della square londinese, e destinato in particolar modo alla ricca borghesia cittadina, distaccandosi nettamente dal popolare quartiere di Santa Croce. Il giardino era originariamente circondato da una cancellata in ghisa, mentre sul perimetro della piazza dovevano sorgere villini e palazzi. Nel 1869 vi fu anche costruito il Teatro Umberto, poi distrutto da un incendio, mentre rimane, a testimoniare l’eclettismo dell’epoca, il villino Uzielli di Paole Emilio André. Altri quartieri interessati da modifiche e alterazioni furono il quartiere del Maglio (via Lamarmora) e quello detto di Barbano (attuale Piazza Indipendenza).
Protagonisti: Ubaldino Peruzzi e la signora Emilia
Ubaldino Peruzzi fu insieme a Bettino Ricasoli – al quale era legato anche da vincoli di parentela – un esponente autorevole del moderatismo toscano e ricoprì ruoli importanti nella vita politica nazionale (fu Ministro dei lavori pubblici e Ministro degli interni). Negli anni cruciali di Firenze capitale provvisoria fu presidente della Provincia e in seguito sindaco di Firenze (1870-78). Da ricordare che nella casa dei Peruzzi di Borgo dei Greci (anche se la sua dimora preferita era la villa dell’Antella dove morì) per iniziativa della moglie, la «Signora Emilia», ebbe vita il «salotto rosso» che fu frequentato assiduamente da personaggi come Edmondo De Amicis, Vilfredo Pareto e altri intellettuali, divenendo per un periodo una vara e propria succursale del Parlamento e svolgendo una funzione fondamentale, in un momento in cui la censura era ancora molto attiva sui giornali. Le grandi doti di conversatrice, “provocatrice” di animate discussioni, resero il salotto uno dei centri culturali più importanti della Firenze post-unitaria.(S.B)