Divina Bellezza a Palazzo Strozzi
“Vi abbiamo fatto tribolare, perché vi abbiamo posto come canone primo la imitazione, a voi che siete dei creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille ide e di mille novità […] Vi abbiamo talvolta messo una cappa di piombo addosso, possiamo dirlo: perdonateci” (dal Discorso agli artisti di Paolo VI,1974)
Ha aperto da pochi giorni a Palazzo Strozzi la nuova mostra dedicata all’arte sacra moderna, Bellezza Divina, che si inserisce in un programma di iniziative legate al Convegno Ecclesiale Nazionale, che includono la riapertura del nuovo Museo dell’Opera del Duomo.
La mostra spazia dal piano “teologico” a quello storico, svolgendo una meditazione per immagini dal pontificato di Pio IX a quello di Paolo VI, e include nel percorso, oltre a dipinti e sculture, riferimenti alle arti applicate e all’architettura religiosa, per fornire un quadro completo e vario in cui emergono contraddizioni e contrasti.
Tradizionalmente, la fortuna e la supremazia dell’arte sacra terminano con il Barocco, ma all’interno della Chiesa il dibattito sull’arte e sulla sua funzione è proseguito senza soste, accogliendo alcuni elementi di contemporaneità,il realismo o il ritorno all’ordine, funzionali a una moderna catechesi. Per gli artisti moderni e contemporanei il ricorso al tema sacro, anche se in un’interpretazione laica o autonoma, ha assunto invece valenze diverse: un confronto con la tradizione, un messaggio consolatorio o un’allegoria della sofferenza, sia umana sia personale. Con le parole di Carlo Sisi: “il tema sacro attraversa i tempi ma a volte non li comprende”.
L’avvio della mostra è quasi didascalico. Le opere presentano, accostate, le varie correnti che alla metà dell’Ottocento prefigurano i percorsi della modernità: il realismo, l’estetismo decadente, l’esoterismo. I quadri annunciano una trama di riferimenti che trovano svolgimento nella narrazione per immagini della vita di Cristo: Annunciazione, Natività, Miracoli, Passione e Crocifissione sono i momenti in cui emergono le visioni divergenti e i travagli corrispondenti ai diversi temperamenti degli artisti e ai contesti culturali e politici in cui essi si trovarono ad operare. Si trovano cosi affiancate opere che di uno stesso soggetto danno versioni opposte, distanti come stile e riferimenti culturali: l’Annunciazione patinata e “mondana” di Vittorio Corcos a fronte della Georgica divisionista e rurale di Gaetano Previati, la purezza quasi astratta della Via Crucis di Lucio Fontana e la monumentalità piena di sentimento del Figliol Prodigo di Arturo Martini.
Il confronto col sacro, o in generale con la spiritualità, è per gli artisti motivo di un confronto con il passato e la tradizione, da Giotto a Beato Angelico fino a Caravaggio, oppure si svolge nel segno della rottura per i futuristi e per Stanley Spencer che ambienta le scene della vita di Cristo nei quartieri operai, in una dialettica continua fra antico e nuovo. La potente sala dedicata alla Crocifissione permette di confrontare Marc Chagall, Vincent Van Gogh (in uno dei suoi rari quadri sacri) e Renato Guttuso, ognuno capace di fare risuonare il tema in maniera inaspettata e personale.
Ci sono insomma molte storie da scoprire, e la mostra si chiude con il tema della preghiera. Quasi un invito a meditare sull’arte, la memoria e la storia – della Chiesa e degli uomini – riassunto dalle figure iconiche dell’Angelus di Millet: un quadro quasi fuori dal tempo, “paradigma universale di una devozione profondamente radicata nel lavoro e nel flusso delle stagioni”.
Informazioni e suggerimenti: le informazioni e gli orari si trovano sul sito di Palazzo Strozzi, per richiedere una visita o un itinerario compilate il form o mandateci una mail.
Dal 1 novembre sarà possibile visitare il nuovo Museo del Duomo e la mostra con un biglietto a prezzo speciale ( 12,00€).
(Silvia Bonacini)