La finestra di Hitler
La seconda guerra mondiale ha lasciato ferite profonde anche a Firenze.
Mentre il centro della città si salvò quasi completamente dagli attacchi delle bombe, la zona lungo il fiume fu duramente colpita dalle distruzioni provocate dalle truppe tedesche in ritirata.
Nell’agosto del 1944 furono fatti saltare tutti i ponti sull’Arno ad eccezione di Ponte Vecchio, risparmiato grazie al console tedesco Gerhard Wolf e il suo collega svizzero Steinhauslin che si adoperarono con successo per la sua salvaguardia.
Per impedire l’accesso al Ponte Vecchio, comunque minato, furono invece distrutti gli edifici che si affacciavano lungo le vie limitrofe, successivamente ricostruiti negli anni del dopoguerra.
Hitler e la sua finestra: nascita di una leggenda
C’è chi dice che Hitler abbia avuto un ruolo nella salvezza del ponte. Questo è piuttosto improbabile come altrettanto improbabile è che la ristrutturazione del tratto di corridoio vasariano che lo attraversa, sia diretta conseguenza del suo arrivo a Firenze, il 9 maggio 1938.
Secondo la versione più popolare della storia, le tre grandi finestre che dal centro del ponte permettono l’affaccio dal corridoio verso ovest, sarebbero state aperte appunto in quell’occasione. In merito a questa vicenda alcune pubblicazioni sostengono che la modifica sarebbe stata studiata per permettere all’ospite tedesco una più ampia veduta del panorama. Perciò oggi qualcuno le chiama ‘le finestre di Hitler’. Tuttavia in foto scattate nel 1944 che documentano la distruzione, la finestra centrale risulta chiaramente visibile, mentre delle due laterali non vi è la minima traccia.
Questo potrebbe far pensare che il nostro fatale alleato si sia dovuto accontentare di una sola finestra. Possiamo quindi dedurre che sia stata creata per l’occasione?
Un po’ di storia
Per rispondere a questa domanda è utile rifarsi alle immagini di artisti e fotografi che hanno ritratto e immortalato quella parte di ponte, in periodi anteriori alla visita del Führer.
Grazie ai loro lavori è ragionevole asserire che la finestra centrale non possa risalire al 1938 ma alla seconda metà del 19° secolo.
Inoltre secondo quanto sostiene il giornalista Marco Ferri esiste anche un inequivocabile documento che indica sia la data esatta, che l’occasione di tale apertura: una visita ufficiale del futuro re d’Italia Vittorio Emanuele II all’allora capitale del Granducato di Toscana. Era l’aprile del 1860, un mese dopo il plebiscito che aveva deciso l’annessione del Granducato al Regno Sardo-Piemontese.
I festeggiamenti prevedevano anche fuochi d’artificio fatti esplodere da Ponte Santa Trinita, il primo dopo Ponte Vecchio verso il mare.
Il re li vide da una specie di loggiato situato nel corridoio. Secondo il documento “...si realizzò una grande apertura, l’interno della quale risultava essere una sontuosa sala decorata con stoffa rossa e illuminata con candele…”
Resta da scoprire in quale occasione – nel dopoguerra – il ‘regale affaccio’ si sia ‘democraticamente’ trasformato nell’odierna apertura.